Le novità e gli appuntamenti del mondo tecnologico corrono e incespicano nel nostro google calendar a più non posso anche se siamo alle porte di agosto, il caldo è insopportabile e i piani editoriali assumono sempre più le sembianze di veri e propri e-book per prepararci a quel miraggio chiamato vacanze. Nonostante tutto, non ci siamo dimenticati del grande arrivo Apple a Milano: quello del nuovo store – o forse meglio dire flagship store! – progettato dallo studio Norman Foster, in Piazza Liberty!
Un mondo, quello Apple, che prosegue da anni sull’onda del successo grazie anche alla visione del fondatore, Steve Jobs. Dei pregi (e difetti) dei suoi prodotti e dell’evoluzione del marchio ne abbiamo sentite di tutti i colori: ma quale è la chiave del successo degli store? Cosa è cambiato dall’apertura del primo negozio fino ad oggi?
Non lo sappiamo nemmeno noi, ma oggi proviamo a capirlo assieme!
Era il 15 maggio 2001 quando Steve Jobs in persona inaugurava il primo Apple Store al secondo piano del Tysons Corner Center in Virginia – che avrebbe aperto quattro giorno dopo, seguito da un ulteriore sede a Glendale, in California – portando un gruppo di giornalisti alla scoperta del suo innovativo progetto.
Erano gli esordi certo, ma la cosiddetta “Apple mania” era già in voga: perché? Perché la chiave del brand è sempre stata, e lo è oggi più che mai, valorizzare l’esperienza dell’utente finale.
Non si tratta solo flagship store, di design e posizioni strategiche – centri commerciali, o in luoghi di passaggio cruciali in città – bensì di senso di appartenenza e di customer experience: fin dall’inizio, gli store hanno invitato i consumatori a entrare nel mondo Apple, testando i prodotti liberamente, o facendosi guidare da uno staff competente e attento!
Tutto questo rende (quasi) elementare il passaggio da “consumatore–azienda” a “consumatore– professionista”: gli store diventano luogo di aggiornamento e incontro, dove è piacevole trascorrere il tempo con chi condivide le nostre passioni “tecnologiche”.
Un notevole contributo, impossibile da non citare, è il Genius bar con i suoi professionisti, il punto di riferimento che tutti coloro che, come noi, almeno una volta si sono trovati ad inveire contro il proprio dispositivo – riavviandolo più o meno 12 volte con una forcina per capelli senza successo – vorrebbero.
C’è qualcosa di diverso nello store di Piazza Liberty? Sostanzialmente gli ingredienti sono sempre gli stessi, così come la sua forte promessa.
Una nota di merito, però, va a Stefan Behling e Jonathan Ive, rispettivamente architetto e capo del design Apple, che hanno saputo non solo progettare uno store integrato alla città, ma anche restituire alla metropoli uno spazio, una piazza, di grande valore e… una fontana! Le parole chiave per la progettazione? Libertà, spazio alla sorpresa: la fontana stessa infatti, si svuota e potrà diventare un palco multi-funzione che ospiterà concerti, incontri e proiezioni!
Ancora una volta lo store Apple, seguendo la scia dei primi, si presenta più che come “negozio” dove acquistare prodotti, un luogo che racconta la sua visione del mondo: una visione costruita negli anni e che vive di esperienza e inclusione, con uno sguardo che valorizza il presente ma è rivolto già al futuro.
Cosa è cambiato dal 2001 a oggi? Dopo questa breve analisi ci verrebbe da dire niente – perché l’esperienza del consumatore finale è sempre al centro – ma anche tutto, perché il nostro è un mondo, come le nostre idee, che va di fretta. E Apple, fra i tanti, tantissimi brand, corre davvero molto veloce!
PS: a proposito di correre… ora Piazza Liberty ci aspetta!