Tutto è possibile. Questo sembrano suggerire le storie di alcune famose startup che sono riuscite a diventare veri e propri imperi partendo dal basso: garage, dormitori universitari, salotti di casa.
Molti colossi dell’hi-tech come Apple, Microsoft e Google giocano sulle loro origini non altisonanti per far sognare i consumatori e per dimostrare che nel proprio piccolo si può pensare in grande.
Sappiamo che molto spesso, come ha ammesso Steve Wozniak della Apple, le storie vengono romanzate. Ma lasciarsi ispirare guardando le piccole stanze in cui i big hanno cominciato è sempre stimolante.
MATTEL
Dai giocattoli possono nascere grandi cose. No, non stiamo parlando del nostro ufficio pieno di pupazzi, ma del garage nel sud della California in cui Harold Matson ed Elliot Handler fondarono nel 1945 la Mattel. I due cominciarono l’attività costruendo cornici. Per sfruttare al massimo i materiali a disposizione riutilizzavano il legno per creare case per le bambole. Ben presto si accorsero della potenzialità di quell’attività secondaria e rivolsero tutta la loro attenzione al mondo dei giocattoli, di cui oggi sono il leader indiscusso.
DISNEY
A circa 45 minuti dal Disneyland Park di Anaheim in California, Walt Disney e suo fratello Roy avviarono l’attività nel garage di casa. È proprio lì che nel 1923 nacque Alice Comedies, la serie che sancì la nascita della Disney Bros. All’epoca Disney si presentava come un giovane imprenditore creativo e il suo biglietto da visita, da lui stesso illustrato, puntava a dare per la prima volta un aspetto più professionale al mestiere dell’animatore, allontanandosi dall’immagine del “mago”.
HEWLETT-PACKARD (HP)
Walt Disney è stato uno dei primi clienti di una piccola azienda nata nel 1939 in un garage di Palo Alto, ricordato oggi come il Big Bang della Silicon Valley. Bill Hewlett e Dave Packard, due ingegneri elettronici, hanno fondato l’HP e il loro primo prodotto fu un oscillatore che servì a realizzare il sistema audio per il film Fantasia. Una curiosità: i due furbastri scelsero di numerare l’apparecchio con la targa “200a” in modo che non sembrasse il primo modello prodotto!
Due dottorandi di Stanford, Larry Page e Sergey Brin fondarono la propria azienda nel 1998 all’interno del garage di Susan Wojcicki, l’attuale CEO di YouTube. Convinti che le pagine citate con un maggior numero di link siano le più importanti e meritevoli, decisero di approfondire la teoria delle reti ponendo le basi per il motore di ricerca più utilizzato in Occidente.
In un certo senso tutte queste startup hanno fatto del “sogno americano” il proprio trademark. Si tratta di una delle colonne fondanti della cultura imprenditoriale occidentale: l’intima convinzione che chiunque, tramite la determinazione e il duro lavoro, possa ambire ad avere successo ed essere felice. Ma esiste anche un “sogno italiano”?
LUXOTTICA
La storia di Leonardo del Vecchio è un vero “sogno diventato realtà”. L’imprenditore nacque a Milano nel 1935 e dopo un’infanzia difficile da orfano in affidamento, decise di specializzarsi in incisioni metalliche. Riuscì a ottenere gratis un capannone abbandonato di proprietà della regione, con la consegna di avviare un’attività assumendo personale proveniente dalle comunità montane più disagiate. Insieme a due collaboratori iniziò a fabbricare occhiali con montature artigianali incise a mano e lenti molate da lui personalmente. Ora Luxottica è la più potente multinazionale nel settore della produzione di occhiali.
TECHNOGYM
L’italiana Technogym è nata nel 1983 in un garage in provincia di Cesena grazie alla determinazione di Nerio Alessandri che, a soli 22 anni, unì il suo amore per lo sport e la sua passione per la meccanica diventando pian piano leader mondiale nei prodotti per il wellness e insegnando in tutto il mondo come tenersi in forma.
KING DIGITAL
5, 9 miliardi di dollari: è la cifra da capogiro a cui l’imprenditore Riccardo Zacconi ha da poco venduto al colosso americano Activision la sua King Digital, quella di Candy Crush per capirci, ovvero il gioco che vanta la terza community più grande al mondo dopo Facebook e Youtube. L’imprenditore romano nel 2013 è stato inserito dal Guardian nella lista delle cento personalità più potenti nel mondo dei media dopo Larry Page (Google), Rupert Murdoch (News Corp/Sky) e Jeff Bezos (Amazon), ma ha cominciato assieme ad altri cinque ragazzi a Londra senza un soldo in tasca, costruendo in 12 anni un impero.
Proprio Zacconi al Sole24Ore ha detto: «Per farcela devi portare a bordo le persone migliori che conosci. Avere pazienza, lavorare sodo e non mollare mai. Non immaginavo di arrivare fino a qui, non sono partito pensando in grande: ho fatto un passo alla volta, passando da un obiettivo all’altro. Noi eravamo sei ragazzi senza soldi, ma avevamo imparato il mestiere. E avevamo voglia di fare».
Ora scusateci, andiamo a farci un giro in garage, magari veniamo illuminati dall’idea del secolo.