Abitate in un quartiere affollato dove è difficile conoscere i vicini della porta accanto, oppure avete appena acquistato casa e vi ritrovate in una zona a voi poco familiare? Anche questa volta, nella vita di tutti i giorni, prova a venirci incontro una nuova app: Nextdoor!
Un bene o un male? Questo lo capiremo assieme…
È recente la notizia dell’arrivo ufficiale in Italia di “Nextdoor” un nuovo social network che cerca di facilitare l’interazione face-to-face tra gli utenti. E noi, curiosi per natura, siamo andati subito a vedere di cosa si tratta.
A onore del vero, l’app è nata negli USA nel 2011, da un imprenditore texano di nome Nirav Tolia (di cui ricordiamo un passato in Yahoo!) e Sarah Leary (mica per niente, ex manager di Microsoft). Dal 2016 hanno lanciato Nextdoor anche in Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, e da allora hanno connesso più di 200 mila quartieri!
Il meccanismo è semplice: ad ogni quartiere corrisponde la sua community online con accesso riservato ai soli residenti. Per accedervi, l’utente dovrà creare un account con i propri dati, ma c’è anche la possibilità di esservi invitati da un vicino per un caff-pardon, per entrare nella community (e speriamo che il caffè arrivi dopo, giusto?).
Se usato in maniera intelligente, questo social network, completamente gratuito, permetterà la creazione di un piccolo mondo, reale, davvero a portata “di mano”, dove sarà possibile scambiarsi informazioni utili nell’immediato – quante volte vi si è rotta una tubatura e non sapevate che il vostro dirimpettaio fosse il più abile idraulico della città? – ma anche opinioni, oppure organizzare piccoli momenti di condivisione per rendere il quartiere più vivibile e sicuro.
E se la vostra community ancora non esistesse? Poco male, perché potete essere voi stessi a crearla, invitando poi tutto il vicinato!
Come sempre, insomma, sembra che la prima intenzione del social network sia di inserirsi laddove nella vita quotidiana le persone non riescono ad interagire. Nella riflessione che è nata da questo nuovissimo arrivo made USA, sono diversi i fattori da prendere in considerazione. Ad esempio, inutile girarci attorno, i tempi che corrono ci portano sempre più ad essere diffidenti l’un con l’altro: basterà l’ennesima app per superare il muro che ci separa?
Inoltre, una domanda sorge spontanea: non sarebbe meglio aprire la porta nel mondo offline, con qualsiasi scusa, e muovere il primo passo verso i nostri vicini?
Probabilmente sì, ma queste novità vanno sempre contestualizzate nel contesto in cui si trovano, e il nostro ultimamente potrebbe spaventarci un po’. Per questo siamo favorevoli ad iniziative come quella di Nextdoor che tenta, nel suo piccolo, di lavorare sul senso di appartenenza e di creare un mondo sicuro e vivibile, fatto di nuove interazioni umane, possibilità di supporto, confronto e nuovi stimoli.